Storie di mondi scomparsi by Raffaele Sardella

Storie di mondi scomparsi by Raffaele Sardella

autore:Raffaele, Sardella [Sardella, Raffaele]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: La cultura scientifica, Farsi un'idea
ISBN: 9788815328823
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-10-14T22:00:00+00:00


L’apocalisse in 2 cm

L’Italia ha fatto il suo «ingresso trionfale» sulla scena internazionale delle ricerche sui dinosauri alla fine degli anni Settanta. Il luogo simbolo è rappresentato dalle Gole del Bottaccione, nei pressi della bella cittadina umbra di Gubbio. Le gole sono attraversate da una strada che si snoda per alcuni chilometri e procede incassata tra alte pareti di rocce calcaree rosse e grigie fittamente stratificate. Un cartello indica quello che è giustamente definito un «sito di interesse geologico mondiale». All’interno della spettacolare sequenza stratigrafica visibile si è conservato un segreto in grado di fare luce su uno dei più intricati misteri della storia del nostro pianeta: l’estinzione di massa di fine Cretaceo. L’estinzione dei dinosauri.

Le rocce in questione si sono sedimentate durante un intervallo di tempo compreso tra circa 100 fino a 40 milioni di anni fa sui fondali di un antico oceano che gli studiosi hanno chiamato Tetide.

Nel corso dell’era Terziaria, questi sedimenti sono stati spostati dai grandi movimenti tettonici che hanno interessato quella che oggi è la regione mediterranea e sono diventati rocce. Queste si sono deformate, sollevate, sino a costituire parte integrante dell’Appennino umbro-marchigiano oggi tagliato da strade, soggetto all’erosione e alle ricerche assidue degli scienziati. In queste rocce c’è la testimonianza «pietrificata» di un intervallo cronologico che comprende anche la grande crisi biologica di fine Cretaceo e la transizione all’era Terziaria. Quello che geologi e paleontologi chiamano in gergo limite k-T, dove k sta per Cretaceo e T per Terziario (ultimamente si preferisce usare l’espressione limite k-Pg, dove Pg indica il Paleogene).

Gli studiosi dei fossili presenti in queste rocce sono i micropaleontologi, esperti nell’individuare e analizzare al microscopio i gusci fossilizzati di organismi appena visibili a occhio nudo. Le rocce affioranti lungo le Gole del Bottaccione contengono i gusci fossilizzati di un gran numero di organismi. Tra questi i foraminiferi planktonici del genere Globotruncana sono particolarmente importanti per i paleontologi. Si tratta di organismi unicellulari di 40 micron, molto diffusi negli oceani e nei mari del Cretaceo superiore sino alla loro completa scomparsa 65 milioni di anni fa.

Per la loro ampia diffusione geografica e il loro grande numero sono piuttosto comuni nelle rocce calcaree formatesi in mare aperto e rappresentano uno strumento fondamentale per datare e correlare tra loro le sequenze stratigrafiche del Cretaceo superiore. Sono ottimi fossili guida che permettono di definire con precisione l’età relativa dei diversi strati in sequenza. Negli strati rocciosi delle Gole del Bottaccione è scritta la testimonianza della grande evoluzione delle globotruncane, della loro repentina scomparsa alla fine del Cretaceo, e della successiva comparsa di altri foraminiferi planktonici, appartenenti al gruppo delle globorotalie. Queste sostituiranno Globotruncana dal punto di vista ecologico nell’era Terziaria.

Ma il clamore internazionale che le Gole del Bottaccione hanno assunto è dovuto ad un altro dato. Tra gli studiosi coinvolti nelle ricerche in Umbria c’era anche Walter Alvarez, geochimico, figlio di un premio Nobel, l’astrofisico Luis Alvarez. L’attenzione del geochimico si focalizzò sul livello di argilla, 2 cm di spessore, localizzato proprio in corrispondenza del limite k-T.



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